lundi 29 avril 2019

I due primi testi tradotti "meccanicamente" al mondo

En français:
La toute première "traduction automatique" produite au monde (1931)
La première "traduction automatique" produite au monde (1931)

In English:
2019: Ninetieth anniversary of Federico Pucci 's machine translation concept

Altri post in italiano su Federico Pucci:
2019: 90° anniversario del concetto di traduzione automatica secondo Federico Pucci (15/09/2018)
Federico Pucci : Pioniere dimenticato della traduzione automatica (18/05/2018)
Il traduttore [elettro]-meccanico secondo Federico Pucci (17/06/2017)
Federico Pucci, pioniere della traduzione automatica (13/03/2017)

* * *

Quando ho pubblicato lo scoop su Federico Pucci e il suo "traduttore dinamo-meccanico", nel marzo del 2017, ignoravo tutto di lui e di quello che avrei scoperto nei due anni successivi...

Soprattutto, ero ossessionato dall'idea di trovare un giorno la "macchina da tradurre" alla quale Federico Pucci aveva dedicato tutta la sua vita, prima di dover arrendermi all'evidenza che, per tanti motivi, non era mai riuscito a fabbricarla.

Talmente ossessionato che mi era sfuggita una cosa forse ancora più importante della macchina stessa: e cioè che nel suo libro intitolato Il traduttore meccanico, pubblicato a Salerno nel 1931 (Anno IX dell'era fascista!), verosimilmente il primo libro mai pubblicato al mondo su un dispositivo di "traduzione meccanica", sottotitolato "Il metodo per corrispondersi fra europei conoscendo Ciascuno solo la propria Lingua: Parte I.":


Pucci vi aveva consegnato nero su bianco i due primi esempi di testi tradotti "meccanicamente" (il termine di "traduzione automatica" non era ancora stato coniato) secondo il suo METODO: 1) un brano di Dante tradotto dall'italiano al francese, e 2) un brano di Voltaire tradotto dal francese all'italiano!

Ebbene, anche se pubblicò il suo metodo nel 1931, lo aveva presentato in pubblico per la prima volta nel 1929, all'età di 33 anni. Ed è evidente che ci lavorava già da anni, visto il livello di maturazione della sua idea. Finora non mi sono soffermato abbastanza su queste testimonianze, uniche al mondo, del percorso seguito da Federico Pucci.

Possiamo quindi collocare la genesi del metodo di Pucci quando questi aveva almeno trent'anni, o magari anche meno visto che pubblicò il suo primo libro, intitolato "Manuale di letteratura inglese (Parte 1: I principali scrittori)" nel 1923, all'età di 27 anni!

Ed essendo il Pucci un poliglotta autodidatta eccezionale, che conosceva una trentina di lingue (così come risulta da documentazione della questura di Salerno e dai documenti della censura di Guerra presso l'archivio di Stato di Roma), è ovvio che avrà pensato a lungo al suo METODO di traduzione meccanica, ben prima di spiegarlo dettagliatamente nel suo libro, che fu chiaramente il punto d'approdo di un suo percorso, probabilmente cominciato verso il 1925.

Poi la macchina avrebbe dovuto essere la "traduzione meccanica" del metodo...

Un metodo di cui Pucci stesso ci dice:
«Il primo obbiettivo che mi propongo di raggiungere è quello di permettere a due europei, di diversa nazionalità, di corrispondersi per iscritto, senza che nessuno dei due abbia mai studiato la lingua dell'altro, col solo aiuto del vocabolario, e senza aver fatto alcuno studio speciale, mediante un sistema di chiavi che dovrebbe avere la proprietà di mettere chiunque conosca la grammatica della sola sua lingua, nelle stesse condizioni in cui si trova chi conosce la grammatica di tutte le lingue europee, e cercare possibilmente di estendere il sistema alle principali lingue extra-europee.»
Ed ancora:
«Per poter conseguire risultati pratici, occorre anche che il sistema stesso, o almeno la base del medesimo, oltre ad adempiere la funzione citata, sia così semplice da poter essere appreso con una o due letture da chiunque abbia una cultura elementare, così preciso da impedire gli errori, in cui si potrebbe incorrere per le numerose differenze intercedenti fra le lingue parlate in Europa, così breve da permettere a chi volesse iniziare una corrispondenza con·uno straniero, di fargli tenere in una busta comune, oltre a quanto vuole comunicargli, il sistema di chiavi con la spiegazione delle medesime e con la istruzione circa il loro uso, date nella lingua di chi riceve la lettera, in modo che questi possa, dopo pochi minuti, cominciare a tradurre lo scritto inviatogli ed essere in condizioni di applicare immediatamente il sistema di chiavi nella risposta.»
Quindi:
«Passando dalla teoria alla pratica e dalla sintesi all'analisi presento il prospetto delle chiavi fondamentali, valevoli per le lingue romanze. Vedremo in seguito che, con qualche piccola aggiunta servono pure per le lingue germaniche e per le slave.»
Ma qual è il significato di queste chiavi fondamentali? E qual è il ragionamento che Federico Pucci ha seguito per arrivare a questo risultato?

Certamente, ho già sottolineato l'originalità del suo approccio e della sua visione, radicalmente diversa rispetto a qualunque altro studio conosciuto in materia, fino a quel momento ed anche in seguito. Si potrebbe definire una visione "utopistica" poichè Pucci aveva in mente, fin dal 1929, una macchina semplice ("Tempo necessario per imparare a tradurre : un minuto"), pratica, poco ingombrante ed "abbordabile": nel 1950 il libro era venduto, da solo, per 150 lire (circa € 2,70 di oggi) ed egli aveva in mente di vendere il libro assieme alla macchina al prezzo di 600 lire (circa € 10,70). Quindi avrebbe dovuto essere una macchina portatile ed economica (450 lire, o poco più di 8 euro di oggi), ed anche se solo immaginata, anticipava la realtà attuale di quasi un secolo.

La prima chiave per comprendere il percorso intellettuale di Pucci sta in alcune idee semplici, che anticipano altri due concetti ampiamente riconosciuti oggi: 1) quello della semplificazione della lingua, e 2) quello del "good enough" nella traduzione.

L'idea principale su cui si fonda il suo metodo è la seguente:
  • innanzitutto, frazionare il discorso in unità minime di senso compiuto, i "monemi",
  • in secondo luogo usare ideogrammi comuni alle lingue per trasferire questa semplificazione frazionata nell'altra lingua,
  • ed infine, il destinatario ricolloca le parole (generate dalla macchina), nell'ordine che si conviene alla lingua "obiettivo", di cui il ricevente è madrelingua.
Si tratta di un metodo al tempo stesso logico e pratico, che si serve di questi ideogrammi (fondamentali e derivati), inventati da Federico Pucci fin dalla fine degli anni 20 per i suoi studi ed il cui unico scopo era mettere in grado le persone (anche di cultura limitata) di trovare, con facilità e nella propria lingua, l'equivalente di parole straniere di cui non conoscevano il significato, lasciandoci una testimonianza eccezionale con le sue tabelle!

Lascio la parola a Federico Pucci:



Tabelle seguite dalle "Norme per l'applicazione pratica delle tabelle":



Pucci passa poi all'applicazione concreta delle sue stesse norme al brano di Dante (p. 27):


usando lui stesso, probabilmente per la prima volta al mondo, l'idea di ricavare la "traduzione automaticamente"!


Ecco la trascrizione del brano di Dante, tratto dalla Vita Nuova:
Ai miei occhi apparve la gloriosa donna della mia mente, la quale fu da molti chiamata Beatrice. Io la vidi quasi dalla fine del mio anno nono. Apparve vestita di nobilissimo colore, cinta ed ornata alla guisa che alla sua giovanissima età si convenia. In quel punto dico veramente che lo spirito della vita cominciò a tremar sì fortemente che apparia nei menomi polsi orribilmente. E vedeala di sì nobili e laudabili portamenti, che si potea dire quella parola del poeta Omero: Ella non parea figliuola d'uomo mortale, ma di Dio.

Poi che furono passati tanti dì, nell'ultimo di questi, avvenne che questa mirabile donna apparve a me vestita di colore bianchissimo, in mezzo di due gentili donne, le quali erano di piu lunga età; e, passando per una via, volse gli occhi verso me e mi salutò molto virtuosamente, tanto che mi parve allora vedere tutti i termini della beatitudine.
Per prima cosa, anche volendo tradurre questo testo nel francese di oggi, non è per niente facile. Quindi vi lascio immaginare la difficoltà di tradurlo "automaticamente" novant'anni fa...



Pucci ci spiega poi come un locutore che non conosce altra lingua che la propria (secondo il titolo stesso del suo metodo), riesca in modo semplice a fare le giuste scelte (cfr. le note da [1] a [5]):


Quindi applicando le sue norme a tutto il brano:


Pucci ne ricava automaticamente la traduzione seguente dall'italiano al francese:



Trascrizione per chiarezza:
À mes yeux apparut la glorieuse femme de ma pensée, laquelle était par bien des personnes appelée Béatrice. Je la vis depuis la fin de mon année neuvième. Elle apparut habillée d'une très noble couleur, ceinte et·ornée comme il se convenait à son très jeune âge. À ce point je dis vraiment que l'esprit de la vie commença à trembler si fortement qu'il apparaissait dans les très petits pouls horriblement. Et je la voyais de si nobles et louables contenances qu'on pouvait dire cette parole du poète Homère : elle ne semblait pas fille d'un homme mortel, mais de Dieu.

Après que tant de jours furent passés, dans le dernier de ceux-ci, il arriva, que cette femme admirable apparut à moi, habillée d'une couleur très blanche au milieu de deux femmes de condition, qui étaient d'un plus long âge ; en passant elle tourna les yeux vers moi et me salua très vertueusement de sorte que il me parut alors de voir tous les limites de la béatitude.
Pucci conclude:
Questa traduzione è abbastanza corretta, è ad ogni modo tale che anche coloro che nelle pubbliche scuole sono nel francese al quarto o quinto anno di studio, la farebbero certamente peggiore, non parliamo poi di coloro che dopo di aver studiato la lingua francese a scuola, ne hanno abbandonato lo studio, sia pure da qualche anno. Ad ogni modo non si tratta di avere una traduzione perfetta, si tratta unicamente di comprendere, e non v'è dubbio alcuno che esista anche un sol francese che non riesca a comprendere il brano esposto. Unica difficoltà sarebbe quella di dover, secondo alcuni, perdere la testa, a sfogliare continuamente il vocabolario, le chiavi fondamentali, le derivate e le pagine dei concetti differenziali. Se il pubblico mi onorerà ancora della sua benevola attenzione, si convincerà invece che la versione avrà luogo molto più rapidamente e molto più agevolmente di quanto si può credere a prima vista...

Poi passa al brano dal francese all'italiano, tratto da Zadig (Voltaire), sempre seguendo il suo metodo.



È intitolato "Le nez d'un mari":
Un jour Azora revint d'une promenade, tout en colère, et faisant de grandes exclamations. Qu'avez-vous, lui dit-il, ma chère épouse ? Qui peut vous mettre ainsi hors de vous-même ? Hélas ! dit-elle, vous seriez indigné comme moi, si vous aviez vu le spectacle dont je viens d'être témoin. J'ai été consoler la jeune veuve Cosrue, qui vient d'élever depuis deux jours un tombeau à son jeune époux auprès du ruisseau qui borde cette prairie. Elle a promis aux dieux dans sa douleur de demeurer auprès de ce tombeau tant que l'eau de ce ruisseau coulerait auprès. …Azora se répandit en des invectives si longues, éclata en reproches si violents contre la jeune veuve, que ce faste de vertus ne plut pas à Zadig.
Il avait un ami, nommé Cador, qui était un de ces jeunes gens à qui sa femme trouvait plus de probité et de mérite qu'aux autres: il le mit dans sa confidence et s'assura autant qu'il le put de sa fidélité par des présents considérables. 
Pucci precisa:
L'italiano·che non conosce il francese non riesce a comprendere che qualche parola isolata, ma il senso gli è del tutto incomprensibile. Né può compreder nulla utilizzando il vocabolario, perchè comincia a trovare parole come: faisant, peut, seriez ecc. che il vocabolario non riporta. Vediamo che cosa succede scrivendo il brano citato col metodo esposto.

Della qualità di questo risultato, "che otterebbe meccanicamente un italiano che non abbia studiato il francese, mediante il sistema di chiavi esposto", Pucci dice che è paragonabile alla versione letterale che otterebbe uno studente francese (non molto bravo) che dovrebbe tradurre in italiano il brano citato:
Il naso di un marito
Un giorno Azora ritornò da una passeggiata tutta in collera, e facendo di grandi esclamazioni. Che avete voi, le (gli) disse Zadig, mia cara sposa? Chi può voi mettere così fuori di voi stessa? Ahimè! disse ella, voi sareste indignata come me, se voi avevate visto lo spettacolo di cui io vengo da essere testimone. Io ho stato consolare la giovane vedova Cosrue, che viene da elevare da due giorni una tomba a suo giovane sposo presso il ruscello che costeggia questa prateria. Ella ha promesso agli dei in suo dolore di dimorare (restare) presso quella tomba, finché l'acqua di quel ruscello scorrerebbe presso.
Eli aveva un amico, chiamato Cador, che era uno di quelle giovani genti a chi sua moglie trovava più di probità e di merito che agli altri, egli lo mise in sua confidenza e si assicurò, tanto che egli lo poteva, di sua fedeltà con un dono considerevole.
Però, per una traduzione che avrebbe dovuto generare un sistema meccanico concepito nel 1929, è assolutamente notevole! A titolo di confronto, ecco la traduzione automatica neuronale di Google, 90 anni dopo...


Sempre a titolo di confronto, ecco la traduzione automatica di Microsoft, decisamente superata da Pucci in termini di qualità...


Per chi è interessato, ho analizzato segmento dopo segmento questa traduzione in questo PDF (in francese), intitolato Traduction mécanique d'un extrait de Zadig par Federico Pucci (1931), giungendo alla seguente conclusione:
Nell'attesa che un'università o un ente autorevole nel campo della traduzione automatica, realizzi finalmente l'importanza di Federico Pucci nella storia della T.A. e decida di intraprendere la costruzione di un prototipo operativo delle diverse tipologie delle sue "macchine per tradurre", una prima tappa, realizzabile fin da subito e senza alcun investimento impegnativo, potrebbe consistere nella ricostruzione di questi che sono i primi due testi tradotti "meccanicamente" , seguendo semplicemente le istruzioni fornite da Pucci stesso! 
Così nacque, novant'anni fa, la traduzione automatica: dalla lungimiranza unica e dal genio di Federico Pucci!